Una macchina di disinformazione globale
Nel 2019, un’inchiesta dell’emittente NBC News ha acceso i riflettori su una realtà poco conosciuta al grande pubblico ma estremamente influente nell’ecosistema mediatico della destra americana: il giornale The Epoch Times. Secondo l’indagine, il quotidiano risultava essere, dopo il comitato elettorale ufficiale, il maggiore finanziatore pubblicitario della campagna di Donald Trump.
Apparentemente una testata d’informazione, The Epoch Times è in realtà molto più di un semplice giornale. Dietro le sue pubblicazioni si cela il movimento religioso cinese Falun Gong, noto per la sua ostilità al Partito Comunista Cinese, dal quale è duramente perseguitato. Il giornale – che pubblica in decine di lingue e ha sedi in tutto il mondo – si è trasformato negli ultimi anni in una delle più potenti piattaforme mediatiche della destra estrema internazionale, sostenendo attivamente cause, candidati e teorie cospirative.
Durante le elezioni presidenziali americane del 2020, The Epoch Times è stato tra i principali diffusori di contenuti falsi relativi a presunti brogli elettorali, contribuendo a rafforzare la narrativa del “furto” dell’elezione ai danni di Trump. Non solo: il giornale ha anche amplificato QAnon, la teoria cospirativa infondata secondo cui un’élite satanista e pedofila governerebbe il mondo, e Trump ne sarebbe il messianico antagonista.
Nel 2020, The New York Times ha definito The Epoch Times una vera e propria “macchina di disinformazione su scala globale”. Secondo Media Matters for America, organizzazione di monitoraggio dei media statunitensi, l’obiettivo della testata non è il profitto, bensì la conduzione di un’operazione d’influenza a lungo termine, volta a promuovere sentimenti anti-cinesi e destabilizzare la fiducia nelle istituzioni democratiche occidentali.
Il giornale pubblica oggi in 36 paesi, sotto l’egida di una rete internazionale di organizzazioni non profit, formalmente indipendenti ma in realtà riconducibili all’universo Falun Gong. I finanziamenti dietro questo vasto apparato, tuttavia, rimangono opachi. Nonostante l’ampiezza delle sue campagne pubblicitarie e dei suoi investimenti, non è chiaro da dove provengano le risorse economiche che sostengono le sue attività.
Un’idea delle sue potenzialità finanziarie l’ha offerta Steve Bannon, ex stratega di Trump e figura chiave della Nuova Destra americana, che ha collaborato con il movimento nella realizzazione di un documentario per New Tang Dynasty TV (NTD), altro organo mediatico legato al Falun Gong. In un’intervista, Bannon ha dichiarato di avere avuto l’impressione che i suoi interlocutori disponessero di “risorse illimitate”.
In un’epoca in cui le linee tra informazione, propaganda e fede si fanno sempre più sfumate, capire chi paga per dire cosa diventa essenziale per difendere l’integrità del dibattito pubblico.
Tra intelligence, criptofondi e opacità finanziarie
Le frequenti illazioni fatte negli anni, quindi non solo durante la presidenza Trump, circa un legame tra il culto cinese e la CIA in funzione anti-cinese si appoggiano a notizie sporadicamente filtrate e riportate dalla stampa. Già nel 2010, infatti, il Washington Post dava notizia di un finanziamento di 1,5 milioni di dollari da parte del Dipartimento di Stato americano al Global internet freedom consortium, con sede negli USA, ma legato al movimento spirituale Falun Gong. Molto più recentemente, nel 2021, i media americani hanno parlato di un sovvenzionamento da parte del Dipartimento di Stato ad un team di elaborazione di software di proprietà di Falun Gong. Stranamente, vi è coinvolto proprio Steve Bannon.
Nel giugno 2024, il direttore finanziario di Epoch Times, Weidong Guan, è stato arrestato per presunto coinvolgimento in un programma pluriennale di riciclaggio di denaro che coinvolgeva almeno 67 milioni di dollari in fondi acquisiti illegalmente. Secondo l’atto d’accusa, Guan avrebbe utilizzato una piattaforma di criptovalute per acquistare carte prepagate con fondi illeciti, tra cui sussidi di disoccupazione, approfittando di un prezzo ribassato. Un particolare curioso è che, all’indomani dell’arresto del direttore finanziario, il leader spirituale del Falun Gong, Li Hongzhi, ha pubblicato due articoli in evidenza sulla homepage di Epoch Times, rivolgendosi in modo apparentemente diretto alla dirigenza della testata.
«Pensavate che fosse difficile combattere la persecuzione del PCC senza fondi, e volevate raccogliere denaro per questa causa; pensavate che il governo degli Stati Uniti sarebbe stato comprensivo se qualcosa non fosse stato gestito nel modo giusto», scrive Li in un articolo pubblicato il 5 giugno . «Ma questo era un vostro pensiero».
Il fondatore del movimento sembra voler prendere le distanze dai vertici del quotidiano, che avrebbero orchestrato la truffa senza il suo coinvolgimento diretto. Li però richiama, tradendola, la missione principale della pubblicazione – denunciare la persecuzione del Falun Gong in Cina – e accenna alla presunta convinzione della dirigenza che eventuali illeciti sarebbero stati tollerati, in nome della causa.
Resta però una domanda aperta: su quale presunto tacito accordo si fondava l’idea che un’operazione di riciclaggio condotta da una setta cinese potesse contare sulla comprensione del governo americano? L’inchiesta aperta nel distretto di New York ha inevitabilmente sollevato interrogativi e imbarazzi.
Stazioni di Polizia segrete e rete informativa
Per comprendere come avviene un'opera di influenza, riporto qui un fatto piccolo (ma forse nemmeno poi così piccolo) ma estremamente significativo dal punto di vista della rilevanza politica internazionale: nel 2022, i principali quotidiani internazionali, ma soprattutto italiani e canadesi, hanno pubblicato una notizia allarmante sulla proliferazione di stazioni di polizia segrete cinesi sparse per il mondo, incaricate di monitorare i connazionali all'estero. L'allarme si basa su un rapporto dell'organizzazione non governativa Safeguard Defenders con sede a Madrid, il cui personaggio principale è Peter Dahlin, co-fondatore dell'organizzazione insieme a Michael Caster. È bastata una rapida ricerca su Google per scoprire che Dahlin scrive per Epoch Times (Figura 72).
Figura 1
scheda del fondatore di Safeguard Defenders sul giornale The Epoch times
Figura 1 (dal sito di Epoch Times)
Ciò significa che la questione delle stazioni di polizia cinesi è un falso? Non possiamo dirlo. Potrebbe benissimo essere vero, almeno per quanto ne sa una persona esterna a certe dinamiche di intelligence. Che il governo cinese impieghi pratiche opache e sistemi di controllo extraterritoriali non è improbabile. Tuttavia, è opportuno sottolineare che agenzie e organismi nazionali e sovranazionali agiscono sulla base di informazioni provenienti anche da organizzazioni legate a un culto che è stato descritto come una macchina di disinformazione su scala mondiale. La validità delle denunce non dovrebbe dipendere da fonti compromesse o da attori ideologicamente motivati, poiché questo inquina il discorso pubblico e fornisce al governo di Pechino una scusa per etichettare ogni accusa come propaganda nemica.